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Dalle radici del Futurismo al successo globale: l’Italia è passata da ritardataria a protagonista del design industriale.
Dai primi esperimenti sotto il regime fascista all’affermazione del design moderno nel dopoguerra, il paese ha tracciato un percorso unico. Milano è diventata la capitale del design e dell’architettura italiana, guidando gli anni d’oro del settore e cavalcando l’onda del postmoderno.
Oggi il panorama appare frammentato, ma Milano resta un punto di riferimento imprescindibile per il design mondiale.
Script – Il Design Italiano
Benvenuti ad una nuova puntata di Italia 360° di Europass.
Per continuare il nostro percorso sul made in Italy oggi vi voglio parlare di design italiano. In realtà, non esiste una parola italiana che possa tradurre il termine inglese design, forse perché il design, inteso in maniera moderna, non è nato in Italia, ma si è sviluppato soprattutto nel mondo anglosassone e poi, in quello tedesco. In maniera moderna, per design si intende il disegno, o meglio, la progettazione di oggetti che abbiamo delle caratteristiche estetiche di pregio, ma che possono essere prodotte facilmente in maniera industriale.
L’idea del design nasce in Inghilterra tra XVIII e XIX secolo, con l’inizio dell’era industriale. Con lo sviluppo dell’industria, comincerà una produzione di oggetti in serie che avevano come obiettivo quello di essere facilmente producibili ed avere un costo basso, per essere venduti diffusamente. Naturalmente, la bellezza non era l’interesse principale di chi produceva questi oggetti, che spesso erano di estetica e qualità scadenti.
Naturalmente, continuano ad esistere prodotti artigianali fatti a mano, di grande qualità e grande bellezza, ma erano riservati a pochissime persone che se lo potevano permettere. Ma, alla fine del XIX secolo, si comincia a pensare che anche gli oggetti di produzione industriale potessero avere un valore estetico e nasce un pensiero che voleva introdurre la qualità e l’estetica della manualità artigianale in prodotti industriali, con l’idealistico obiettivo di poter dotare di oggetti di qualità anche le persone che non potevano spendere in costosi prodotti fatti a mano.
I primi esempi li abbiamo proprio in Inghilterra, grazie alle iniziative di William Morris e del suo Arts and crafts, che cercava di influenzare sia l’architettura che la produzione di oggetti quotidiani, introducendo una estetica e una qualità artigianale negli oggetti di tutti i giorni. Se l’inglese Morris è considerato il padre del design moderno, il vero design industriale nasce in Germania, negli anni Venti del secolo scorso, grazie alla scuola creata dal grande architetto tedesco Walter Gropius che fonda la famosissima scuola Bauhaus, a Weimar.
Con il Bauhaus, nasce veramente l’idea che un prodotto industriale, per essere bello, non deve per forza imitare le antiche formule artigianali, ma che proprio i materiali moderni e le moderne tecniche di produzione possono creare oggetti bellissimi, se progettati e disegnati a partire dall’idea che la realizzazione in serie e i materiali tecnologici posso produrre oggetti di qualità. Finalmente, si dà una dignità estetica anche alla modernità tecnologica. Dal Bauhaus ad oggi, il design segue questa filosofia: creare oggetti belli e di qualità che possono essere prodotti in serie, industrialmente, con i materiali e le tecnologie più moderne a disposizione.
Tutta questa introduzione mi serve per farvi capire cosa è il design moderno, ma anche per farvi capire come si posiziona l’Italia in questo settore. L’Italia è stato un paese che si è riunificato solo alla fine del 1800 e di fatto si è industrializzato molto in ritardo rispetto ad altri paesi europei, rimanendo fino a tardi un paese con una produzione artigianale, di qualità, ma non industriale. E se è vero che il design è legato all’industria, è evidente che l’Italia si è mossa molto in ritardo nel campo del design. Questo ritardo, però, è stato rapidamente colmato ed in pochi decenni il design italiano è diventato uno dei più prestigiosi al mondo.
In Italia si comincia a parlare di design con il movimento artistico del Futurismo, che agli inizi del Novecento propone una società nuova, più moderna e tecnologica. Già nel 1915 artisti come Fortunato Depero e Giacomo Balla propongono degli oggetti per la casa dal design completamente innovativo, ispirato dalla tecnologia e dalla velocità. Si comincia a parlare di “casa futurista” dove gli oggetti di uso comune devono essere ispirati alla modernità e alla praticità. Così, il Futurismo apre le porte al design industriale in Italia, nascono le prime esposizioni di arte e industria, dove si comincia a vedere le prime realizzazioni italiane e cominciano a circolare le idee nuove sul design.
Le prime prove di design italiano, le vedremo soprattutto nella progettazione di auto, dato che l’industria automobilistica italiana era piuttosto sviluppata in quegli anni. Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Bugatti creano auto innovative e dal disegno originale per i tempi, stimolando anche la restante industria italiana. Ma il vero, primo, grande impulso organizzato al design industriale italiano, lo abbiamo con il regime fascista.
Uno degli obiettivi del fascismo sarà quello di modernizzare l’Italia, che era comunque un paese arretrato rispetto ad altri paesi europei, per questo il regime fece di tutto per modernizzare l’industria e creare un’immagine dell’Italia come un paese vivace e moderno. Negli anni tra il 1925 ed il 1945, il design italiano darà prova di grande vivacità, fantasia, originalità, anche grazie al contributo di gruppi e istituzioni come la famosissima rivista di architettura e design che si chiama (perché esiste ancora): Domus, una specie di vangelo dell’architettura in Italia.
Il primo numero della rivista uscì il 15 gennaio 1928 ed è sottotitolato Architettura e arredamento dell’abitazione moderna in città e in campagna. L’indirizzo era di rinnovare l’architettura, l’arredamento e le arti decorative italiane. Il suo fondatore, il celebre Gio Ponti, inquadra gli obiettivi della rivista e rivendica l’importanza dell’estetica e dello stile nel campo della produzione industriale. Qualche anno prima, invece, era nata la mostra della Triennale di Milano, che ancora esiste, e che si poneva come obiettivo lo stimolo dell’interazione tra industria, mondo produttivo e arti applicate. In questa ottica, la Triennale aveva il compito di amplificatore mediatico per l’innovativo ambiente italiano, catalizzando anche il confronto tra le varie correnti che man mano andavano sviluppandosi.
Il Fascismo era interessato a queste iniziative per potersi dare un’immagine di prestigio e modernità e creare luoghi e istituzioni dove esibire i risultati dell’industria e del design italiano per la propria propaganda. In quegli anni, emergono oggetti e designer importanti, tra i più celebri ci sono le auto Fiat Balilla e Fiat Topolino, disegnate da Dante Giacosa, due macchine che hanno fatto la storia della motorizzazione in Italia per le loro linee innovative. Oppure, tutti i prodotti della Olivetti, come le macchine da scrivere e calcolatrici, disegnate dal genio di Marcello Nizzoli, fatte di eleganza e praticità.
E poi tutta l’importantissima industria dei radioricevitori, ricordiamoci che all’epoca nessuno aveva la televisione, ma tutti avevano la radio, un’industria che ha prodotto oggetti di culto disegnati da Figini e Pollini, Caccia Dominioni, Pier Giacomo Castiglioni, Franco Albini, che hanno realizzato i più begli apparecchi radiofonici d’Europa. Molti di questi designer, citati, venivano dalle fila degli architetti razionalisti e infatti lo stile razionalista è uno stile architettonico che si sviluppa proprio in quegli anni, dove si cercava di unire bellezza, razionalità e modernità con una tecnica di qualità. E questo influenzerà anche il design di interni, dell’arredo e dei prodotti industriali in generale. Famosissimi sono gli architetti Giuseppe Terragni, Ignazio Gardella, Marcello Piacentini, Angelo Mazzoni e chi di voi conosce Firenze avrà sicuramente visto la sua stazione centrale, del 1933, realizzata dal famoso architetto Giovanni Michelucci, che è considerata uno dei capolavori del razionalismo italiano.
In quegli anni, il regime fascista è impegnato anche a liberarsi dalle importazioni di materie prime dall’estero e l’industria si concentra sulla ricerca di materiali che possano essere prodotti con materie prime italiane. In questo panorama di autarchia, nascono delle materie interessantissime anche per il design, come nuove plastiche, nuovi tipi di vetri, nuove fibre tessili che verranno impiegate per produrre oggetti completamente innovativi.
Con la fine della seconda guerra mondiale, si entra in un mondo tutto nuovo. Con il maggiore benessere e la possibilità degli italiani di spendere sempre più, l’industria produrrà sempre più oggetti che avranno bisogno di un design nuovo e accattivante. Sono gli anni in cui nascono la Vespa, la Fiat 500, le Ferrari, le macchine Olivetti e tutta una serie di oggetti di uso comune, dalla Moka Bialetti agli elettrodomestici, fino alla moda, che hanno cominciato a rendere il design italiano famoso nel mondo.
È in questo momento che Milano comincia diventare la capitale del design italiano, anche qui partendo dall’architettura e dagli studi di architettura che cominciano a progettare la Milano moderna, una città che era stata molto distrutta dalla seconda guerra e che aveva bisogno di essere ricostruita. Infatti, possiamo dire che il progetto che segna la rinascita di Milano dopo i bombardamenti è il famosissimo grattacielo chiamato “Torre Velasca” dello studio BBPR, inaugurato nel 1957 e che irrompe nello skyline della città aprendo le porte alla modernità post-bellica. E poi, qualche anno più tardi, sempre importantissimo, il grattacielo Pirelli, progettato da Gio Ponti, un’icona dell’architettura e del design italiano per molti decenni.
Da quel momento, Milano diventa il centro dell’architettura e del design. I più grandi designer d’Italia, che spesso erano anche architetti, lavorano a Milano. E ancora oggi, con l’Istituzione della Triennale e con il famosissimo Salone del Mobile, Milano rimane un riferimento per il design europeo. I nomi più famosi sono Aldo Rossi, Vittorio Gregotti, Gabetti e Isola, Gae Aulenti, Achille Castiglione, Ettore Sottsass, Vico Magistretti, Enzo Mari e tanti altri nomi, che forse vi dicono poco, ma sono sicuro che moltissimi degli oggetti che hanno disegnato, li conoscete. Andate a vedere su internet, sono certo che ne riconoscerete molti.
Tutti questi nomi sono legati a Milano e alle industrie milanesi, come Flos, Kartell, Driade, Artemide, che hanno utilizzato questi designer per le loro produzioni. Ma negli anni Settanta e Ottanta, si crea un filone di designer più estremi e radicali, che cercavano soluzioni più creative, artistiche e originali, quasi trasgressive. Un design che vuole staccarsi dalle esigenze dell’industria e della produzione. In questo caso, nascono interessanti studi di architettura e design in altre città d’Italia, come a Firenze, dove si sviluppa la cosiddetta “architettura radicale” e nascono gli studi più originali del momento come Ufo, Archizoom, Superstudio, e lavorano architetti e designer come Gianni Pettena, Andrea Branzi, Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia.
Da queste esperienze, emergeranno architetti come Gaetano Pesce, Alessandro Mendini e altri studi come Studio Dada e Alchimia che daranno vita al cosiddetto “design postmoderno”, un design fatto di colori accesi, forme bizzarre al limite della praticità, allegria e divertimento nell’uso degli oggetti. Quelli di cui vi ho parlato sono stati gli anni d’oro del design italiano, oggi il panorama in Italia è meno interessante, più frammentato e omologato, ma Milano, con la sua settimana del Salone del Mobile, continua ad essere uno dei centri più famosi in Europa per vedere gli ultimi sviluppi del design in Italia nel mondo.
Approfondimento linguistico
Approfondiamo alcuni termini di questa puntata sul design italiano. Abbiamo parlato di artigianato. Per artigianato si intende un’attività lavorativa in cui oggetti utili e/o decorativi sono fatti completamente a mano da lavoratori specializzati, gli artigiani, che attraverso alcuni strumenti e attrezzi più o meno semplici, a volte anche meccanici, realizzano prodotti che sono dei pezzi unici.
Abbiamo poi accennato alla riunificazione d’Italia. Per chi non lo sapesse, l’Italia è stato un paese diviso in moltissimi piccoli stati, che a seguito di una serie di iniziative, sia popolari che diplomatiche, ed anche da tre guerre dette “guerre d’indipendenza”, si è riunita in un unico stato nel 1861, sotto il governo dei reali della famiglia Savoia di Torino.
Quando invece parliamo di futurismo, intendiamo un movimento artistico nato in Italia e considerato una delle prime avanguardie artistiche del Novecento. Il futurismo si sviluppa con l’obiettivo di rinnegare tutto quello che era la tradizione e il passato artistico e culturale italiano, e proiettarsi verso il futuro, fatto di tecnologia, modernità, velocità e valorizzando tutte quelle forme espressive nuove, come la fotografia, il cinema e la performance teatrale.
Quando invece citiamo il postmoderno, si intende un movimento culturale e artistico nato essenzialmente nell’ambito dell’architettura, che invece vuole superare il funzionalismo dell’architettura moderna, e ritornare a forme espressive e stili che recuperano il decorativismo del passato, ricorrendo spesso all’ironia e anche al kitsch.
Vi ringrazio, ancora una volta, per avermi seguito e vi aspetto ad una nuova puntata di Italia 360° di Europass.
Scritto e prodotto da Maurizio Faggi, insegnante di italiano e storia dell’arte.