2.5 Ferrero y Barilla

2.5 Ferrero e Barilla

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La historia del éxito de dos gigantes de la gastronomia italiana: Ferrero y Barilla.

De la creación de la Nutella a la difusión de la pasta Barilla en todo el mundo, estas empresas han conquistado el paladar y el corazón no solamente de los italianos.

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Script – Ferrero e Barilla

Benvenuti ad una nuova puntata di Italia 360° di Europass!

Oggi, continuiamo il nostro viaggio nel made in Italy entrando in un campo nel quale l’Italia ha sempre avuto molto da dire, ovvero, il cibo. Oggi, infatti, parleremo di due aziende famosissime in tutto il mondo per i loro prodotti alimentari: la Ferrero e la Barilla. Oggi, molte persone pensano che la Ferrero non sia una azienda italiana, perché vedono i suoi prodotti veramente in tutto il mondo e non sempre legano la Ferrero al nostro paese. Eppure, Ferrero è una azienda italianissima e che oggi è una fra le tre più grandi multinazionali al mondo dell’industria dolciaria, con un fatturato di oltre 14 miliardi di euro!

La Ferrero viene fondata da Pietro Ferrero nel 1946, appena finita la Seconda guerra mondiale, nella piccola città di Alba, in Piemonte, città nota per la produzione di nocciole. In quegli anni, la Ferrero è solo un laboratorio di cioccolateria e siccome, a causa della guerra il cacao, la materia prima per fare il cioccolato, era difficile da trovare, Pietro Ferrero perfeziona un’antica ricetta piemontese che aggiungeva pasta di nocciola al cacao, per creare una sorta di cioccolatino che si chiamava Gianduiotto.

Partendo da questa idea, per sopperire alla mancanza di cacao, Pietro Ferrero aggiunge al cacao un impasto di nocciole, che invece erano molto diffuse in Piemonte, e crea una specie di massa morbida, dolce e saporita che poteva essere spalmata sul pane e che comincia a vendere a peso nel suo negozio ed in altri negozi di Alba. Pietro Ferrero chiama questo prodotto Crema Giandujot. Il successo fu immediato e inaspettato, perché il prodotto piaceva moltissimo. La leggenda dice che Pietro Ferrero viaggiasse con un furgoncino nei paesi vicino la sua città, per vendere porta a porta la sua crema.

Ma in estate, con il caldo, questo impasto cioccolatoso si scioglieva e diventava difficile da distribuire, cosicché, nel 1951, Ferrero decide di cambiare la composizione della sua “crema Giandujot” per renderla naturalmente più cremosa e vendibile in barattoli di vetro, più facilmente trasportabili e commercializzabili. Così nasce quella che verrà chiamata Supercrema, che possiamo considerare la mamma del prodotto Ferrero più famoso: la Nutella! La mitica, leggendaria, celeberrima Nutella!

Nutella, in realtà, nasce nel 1964 nel pieno boom economico italiano, da un’idea di Michele Ferrero, il figlio di Pietro, che decide di perfezionare la Supercrema e di renderla ancora più spalmabile, più ghiotta, più dolce, adatta alle merende dei bambini. E le trova questo nome, che è una sintesi tra nut (dall’inglese nut) e -ella, che in italiano è una desinenza vezzeggiativa che dà un senso di dolcezza e affidabilità: ecco a voi la Nutella! Un successo incredibile!

Già l’anno successivo, Ferrero apre una fabbrica di Nutella in Germania e nel 1978, addirittura, una fabbrica in Australia. Oggi, pensate che si producono e si mangiano nel mondo 350.000 tonnellate di Nutella all’anno. Incredibile! Naturalmente, ci sono state, negli anni, decine di imitazioni della Nutella, forse anche più buone e di migliore qualità, ma nessuna ha mai avuto il successo della Nutella originale.

La Nutella è unica e questo l’ha resa un mito non solo per il suo gusto, ma anche nella cultura e nella società italiana. La Nutella è continuamente citata nei libri, nelle canzoni, nei film nei discorsi della gente e anche dei politici. Su di lei sono stati scritti libri di economia, di sociologia e anche studi antropologici, ricerche universitarie e statistiche, è veramente un fenomeno industriale, sociale, culturale e di costume unico al mondo. Sfido ognuno di voi a confessare di non avere mangiato Nutella almeno una volta nella vita, perché sono sicuro che tutti l’avete provata.

Per capire la sua popolarità, nel 2014 è stato emesso, addirittura, un francobollo per il 50° anniversario della Nutella e, nel 2021, la Zecca di Stato ha coniato tre speciali monete da 5 euro dedicate alla Nutella. Mentre nel febbraio 2007, la blogger americana Sara Rosso ha istituito il World Nutella Day, che viene celebrato in tutto il mondo, ogni anno, il 5 febbraio, con tante iniziative diverse.

È vero che negli ultimi anni la Nutella e la Ferrero sono state bersaglio di critiche violente per la qualità dei suoi ingredienti, sia da un punto di vista nutrizionale, che etico. Infatti, la ricetta della Nutella, che è cambiata spesso negli anni, oggi contiene molto zucchero, che è il primo ingrediente, e olio di palma, il secondo ingrediente. In realtà di cacao, nocciole e latte non ce n’è molto e questo ha scatenato le critiche di chi dice che è un prodotto insano, ipercalorico, che favorisce l’obesità e che per produrre la Nutella si usino incredibili quantità di olio di palma, che si ottiene dal disboscamento delle foreste tropicali per fare spazio alle colture della palma da olio. E anche la produzione di nocciole ha creato in Italia delle aree agricole con una monocoltura della nocciola, che ha distrutto la biodiversità. Difficile negare il contrario, ma anche negare che la Nutella sia il migliore comfort food del mondo.

La Ferrero, però, non si limita solo a produrre la Nutella, ma realizza da anni una incredibile quantità di prodotti dolciari che sono diventati tutti molto popolari. Dalle praline Mon Chéri, Pocket coffe, Raffaello, Ferrero Rocher, e poi tutta la linea Kinder di prodotti per i bambini, con le decine di varianti di merendine Kinder, le merendine Fiesta, i confetti TicTac, e tutti i dolci da frigo, e i gelati, le bibite come Estathé e decine di altri prodotti che invadono gli scaffali dei supermercati di mezzo mondo. Per vendere tutti questi prodotti, la Ferrero fa una quantità di pubblicità incredibile.

Pensate che Ferrero è il più importante inserzionista pubblicitario italiano, con una spesa di 120 milioni l’anno in pubblicità, una per ogni prodotto che produce. Se, infatti, guardate la tv italiana, noterete che quasi una pubblicità su tre è di un prodotto Ferrero. Non è un caso, dunque, che il signor Giovanni Ferrero, il nipote del fondatore, con un patrimonio di 40 miliardi di euro è l’uomo più ricco d’Italia.

Ma se è vero che ognuno di voi ha assaggiato almeno una volta la Nutella nella sua vita, è altrettanto vero che tutti voi, almeno una volta, avete comprato un pacchetto di spaghetti Barilla. La Barilla è un altro marchio iconico del made in Italy, una multinazionale che produce e vende pasta e prodotti da forno in tutto il mondo. Anche la Barilla nasce dall’iniziativa di un singolo, Pietro Barilla, che era figlio di un panettiere e che nel 1877 apre una piccola bottega per produrre pane e pasta a Parma, al centro della pianura Padana, una città da sempre simbolo di buona cucina e, soprattutto, di buona pasta fresca.

La scelta di produrre questi alimenti, pane e pasta, sarà determinante, perché caratterizzerà tutta la vita della azienda, fino ai nostri giorni. Gli affari di Pietro Barilla andranno subito molto bene, tanto che, nel 1908, l’azienda si ingrandisce in un nuovo grande stabilimento realizzando un forno a produzione continua per produrre pane e panificati e si specializza anche nella produzione di pasta all’uovo. Infatti, il primo marchio dell’azienda era proprio un bambino che rompeva un gigante uovo in una impastatrice. L’azienda cresce enormemente, tanto che negli anni prima della Seconda guerra mondiale, la Barilla era la più grande azienda di Parma. Naturalmente, la guerra mette in crisi l’azienda, ma come in altri casi, il dopoguerra è un momento di rinascita e di crescita.

E con il boom economico italiano, anche la Barilla fa il grande passo verso l’industrializzazione spinta: decide di non produrre più pane e di concentrarsi sulla produzione di pasta di semola e all’uovo in maniera industriale.

Già nel 1955, la Barilla inaugura un nuovo grande stabilimento e diventa il più importante produttore di pasta secca in Italia. E Parma diventa la città italiana della pasta, superando Napoli, che era da sempre considerata la capitale della Pastasciutta. Tra le varie innovazioni di Barilla, ci sarà quella di vendere la pasta impacchettata in scatole di cartone, le famose scatole di cartone blu con il marchio Barilla scritto dentro una forma di uovo allungato, proprio per evocare la pasta all’uovo, uno dei prodotti tipici dell’azienda. Un altro importante cambiamento, che viene fatto, è quello di ridurre la misura degli spaghetti, che tradizionalmente erano lunghi 50 centimetri e che venivano tagliati dal consumatore nella misura che preferiva.

Ma essendo troppo lunghi, soprattutto da distribuire nei negozi, l’industria decide di dimezzarne la misura e di portarli a 24 centimetri, più facilmente confezionabili e più facili da distribuire e vendere. Così, lo spaghetto Barilla entra nelle case di tutti gli italiani, e la sua confezione di cartone allungata, blu, con la scritta bianca e rossa sarà un oggetto presente in tutte le famiglie italiane, un prodotto e un marchio che evoca un cibo facile, economico e gustoso, al quale nessun italiano vuole rinunciare. E non solo italiani, La Barilla negli anni, apre tutta una serie di fabbriche di pasta a partire dagli Stati Uniti e acquisisce anche dei marchi di pasta in tutto il mondo. Oggi, Barilla è sicuramente la marca di pasta italiana più famosa fuori Italia. Distribuita in tutti i supermercati, rimane un marchio iconico italiano e della buona tavola.

Ma se tutti sanno cosa è la pasta Barilla, forse molti non sanno che la Barilla, nel 1974, ritorna in parte alle sue origini di fornaio, e nasce il marchio Mulino Bianco, che produce prodotti da forno e panificati, come biscotti, merende, grissini, cracker, pancarrè, snack, torte, tutto un mondo di golosità che però rimangono legate al mondo italiano e che non vengono esportate. In Italia, però, il Mulino Bianco è un mito, i suoi biscotti sono popolarissimi, tanto da essere diventati un modello copiato da tutte le fabbriche di biscotti italiane. Ormai, alcuni nomi di biscotti Mulino Bianco sono entrati nel linguaggio comune e si usano per indicare certe tipologie di biscotti, anche se non sono del Mulino Bianco Barilla, come i Tarallucci, per dei frollini all’uovo, o le Macine per quelli alla panna, i Pan di Stelle per i biscotti al cacao e moltissimi altri esempi.

Tutti gli italiani hanno in casa almeno un prodotto del Mulino Bianco. Il Mulino Bianco è anche celebre per le sue numerosissime pubblicità di tutti i suoi prodotti, di cui una famosissima ambientata in un vero mulino bianco che si trova nelle campagne toscane. In questa pubblicità, andata in onda per anni, viveva naturalmente la famiglia perfetta, circondata dalla natura e che viveva felice mangiando i prodotti del Mulino Bianco Barilla.

Una pubblicità piuttosto stucchevole e kitsch, ma che ha fatto storia. Ancora oggi, quando si vuol evocare una famiglia felicemente perfetta, spesso in modo ironico, però, si dice “sembra la famiglia del Mulino Bianco” riferendosi proprio a queste pubblicità. Oltre al Mulino Bianco, oggi Barilla controlla una grande quantità di marchi di alimentari in tutto il mondo, come Wasa, Pavesi, Voiello, Yemina ed è una multinazionale che fattura oltre quattro miliardi di euro l’anno e rimane uno dei marchi italiani più popolari del mondo, grazie soprattutto alla sua pasta, che è sicuramente la più popolare pasta italiana e non solo.

Approfondimento linguistico

In questo podcast dedicato alla Ferrero e alla Barilla, avete sentito la parola “celeberrimo”, che significa molto celebre, famosissimo. Celeberrimo è un superlativo assoluto particolare. Normalmente, per costruire un superlativo assoluto, si usa il suffisso -issimo/a/i/e da aggiungere all’aggettivo, ma ci sono alcuni casi speciali che utilizzano -errimo, come celeberrimo, molto celebre, ovvero, famosissimo, oppure acerrimo, molto acido, ovvero acidissimo; miserrimo, molto misero, ovvero poverissimo; integerrimo, molto integro, ovvero onestissimo; saluberrimo=molto salubre, ovvero sanissimo. Sono casi rari e non molto usati, che oggi suonano antiquati, parte di un italiano di un registro alto.

Un altro superlativo assoluto fuori del comune che abbiamo usato è “ipercalorico”, ovvero molto calorico. In italiano, infatti, possiamo costruire i superlativi assoluti anche con i prefissi: super-; arci-; ultra-; extr-; iper-, come nel nostro caso, ipercalorico.

Abbiamo anche usato il termine “pastasciutta” che è invece una parola conosciuta da tutti in Italia, ma un po’ fuori uso, che indica tutta quella pasta che appunto è asciutta, scolata dall’acqua di cottura e condita con salse e sughi, cioè tutta quella pasta che non è servita in brodo, ovvero con una zuppa liquida.
Vi ringrazio per avermi seguito e vi aspetto ad una nuova puntata di Italia 360° di Europass.


Escrito y producto por Maurizio Faggi, profesor de italiano e historia del arte.

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