Palazzo Galletti: la nostra scuola nel cuore di Firenze

Palazzo Galletti oggi

Qui, si può respirare una preziosa atmosfera di eleganza, storia e cultura: siamo molto orgogliosi di potervi accogliere in questo magnifico edificio, un esempio della bellezza senza tempo di Firenze!

La scuola di Italiano di Europass occupa tutto il secondo piano del palazzo, ciascuna aula si affaccia tutto intorno ad un cortile interno.

Le aule possono ospitare dagli 8 ai 15 studenti e sono tutte interamente attrezzate per favorire la migliore esperienza di apprendimento possibile. Ogni aula è, infatti, dotata di TV, lavagna, e aria condizionata.

In molte aule è possibile, persino, ammirare, ancora oggi, gli affreschi sul soffitto, che decoravano anticamente il piano!

E se hai voglia di concederti una pausa dalle lezioni, abbiamo allestito delle aree comuni in cui rilassarsi, mangiare, giocare a scacchi, o leggere un buon libro!

Il palazzo Galletti si trova in via Sant’Egidio n.12, a pochi passi dal Duomo, Piazza della Signoria e dalla Basilica di Santa Croce.

Recentemente l’edificio è stato ristrutturato e trasformato in un hotel de charme e in un boutique B&B (al primo piano).

La vicinanza al Teatro della Pergola e al Teatro Verdi lo rendono una meta ideale per una permanenza artistica e culturale a Firenze.

La storia dell’edificio

Le fondamenta dell’edificio risalgono al XIX secolo. Costruito nel 1831 dagli architetti Vittorio Bellini e Antonio Catelani, in stile neo-classico, ospitava in origine una grande tipografia.

Palazzo Galletti fu eretto in un’area umile, piena di capanne e vari edifici fatiscenti. Il progetto fu commissionato dal tipografo fiorentino Vincenzo Batelli, per stabilirci la sua fonderia, tipografia, calcografia e litografia, con tutti i loro relativi spazi per i suoi illustratori, editori e rilegatori (come la sua stessa attività di famiglia).

Alcune note architettoniche

La facciata è simmetrica e presenta quattro nicchie, con le statue di marmo delle Quattro Stagioni: Primavera di Lorenzo Bazzanti, Estate di Giovanni Insom, Autunno di Francesco Orzalesi e Inverno di Niccolò Bazzanti.

Nella pianta bassa si trova l’imponente entrata, formata da colonne ioniche trabeate, decorate con lo stucco.

Completano il maestoso ingresso una scalinata a tre rampe con balaustra marmorea a volta di padiglione e un lampadario.

In origine, altre due statue si trovavano qui, e rappresentavano la dea Minerva  di Bazzanti e Arpocrate, dio del silenzio, scolpito da Emilio Fantarelli, circondate dalle statue dei quattro poeti italiani più importanti: Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso.

Nell’attico, si trova un prestigioso orologio antico.

Si dice che i passanti in via Sant’Egidio bussassero alla porta davanti al n.12 per guardare l’ora segnata dall’orologio, perché la strada era troppo stretta.

E’ inevitabile sorridere nel pensare ad una scena di questo tipo nella Firenze di quel tempo.

Nei piani superiori si possono osservare due archi centrali, circondati da finestre architravate.

La porta principale in ferro è un’opera d’arte inestimabile che fu citata anche da Marco Dezzi Bardeschi, che la incluse tra le opere maestre in ferro di quell’epoca:

“Dagli anni della restaurazione di Lorena, le opere in ferro nell’architettura fiorentina aumentarono: solo per citare alcuni esempi, si può menzionare l’autentico capolavoro del neoclassico che costituisce la porta principale del Giardino di Boboli dalla parte di Annalena, (Cacialli, 1820); le meravigliose finestre che compongono le porte principali del principe Borghese in via Ghibellina (Baccani, 1821); l’incredibile manodopera di puro virtuosismo tecnico che è la scala a chiocciola autoportante della SS. Annunziata in via della Scala (Martelli, 1825); e ancora quel pezzo di opera d’arte che rappresenta la porta della tipografia di Batelli in via S. Egidio (Bellini, 1931-1833)”

Palazzo Galletti, sede attuale della Scuola di Italiano e della Teacher Academy di Europass, in passato ospitò anche l’Istituto Nencioni, che un giovane Giosuè Carducci, il primo italiano ad aggiudicarsi il premio Nobel della Letteratura nel 1906, frequentò per un tempo.

Il genio dietro Palazzo Galletti

Vincenzo Batelli (Firenze, 1786-1858) aveva una personalità profondamente creativa e fu un vero amante dell’arte.

Nato in una famiglia povera, ha sempre dimostrato uno spirito d’avventura che lo spinse ad arruolarsi nell’esercito del Gran Duca di Toscana Ferdinando III e successivamente nell’esercito napoleonico.

Trasferitosi a Milano nel 1815, si distinse per la sua abilità di acquarellista. Dopo qualche anno, insieme al suo amico Ranieri Fanfani, aprì una tipografia con il nome “Batelli e Fanfani”, che si sviluppò e crebbe gradualmente.

Nel 1825, a causa delle sue idee liberali, lasciò Milano per evitare che il suo primo figlio si arruolasse al servizio militare sotto la giurisdizione austrica.

Ritornato a Firenze, aprì la tipografia a Palazzo Galletti. Fece sempre onore al suo mestiere di tipografo, ha sempre provato a pubblicare edizioni di valore e di qualità, accessibili anche alle classi sociali meno abbienti, sia per il prezzo economico sia per condizioni di vendita attraverso il sistema associativo, del quale fu uno dei primi sostenitori più appassionati.

Per la sua tipografia, Batelli lavorava quasi sempre con industrie italiane. I suoi libri furono premiati e ricevettero medaglie in varie mostre toscane.

Poté contare sull’amicizia e l’aiuto, soprattutto, di Filippo Pistrucci, D. Bertolotti, Felice Romani, Niccolò Tommaseo, Ferdinando Ranalli, il quale fu direttore letterario della tipografia per un breve periodo di tempo.

Nel luglio 1827, decise di sua spontanea iniziativa di pubblicare la prima uscita de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Questa pubblicazione ebbe così tanto successo che venne riconosciuta come la prima edizione popolare illustrata.

Batelli, inoltre, fu il promotore delle nicchie delle colonne del portico degli Uffizi, con 28 statue di personaggi celebri toscani.

Dopo il 1835, a causa di alcuni investimenti sbagliati, la fortuna di Batelli iniziò il suo declino. Ridotto in povertà, si ritrovò costretto a chiudere la tipografia e a vendere l’edificio. Obbligato dalla sua vecchiaia all’inattività, e a causa della mancanza del suo lavoro, morì nel 1858.

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