Che cos’è l’Opera? Lo sapevi che nacque a Firenze (nel 1589)?

Che cos’è l’Opera?

Cosa significa “Opera”?

Se si parla di musica, “opera” è una parola italiana molto popolare in tutto il mondo.

Forse non tutti conoscono l’origine e il significato di questo termine.

Opera viene dal latino opus (= lavoro). Nell’italiano moderno il verbo operare significa: fare, creare, costruire, realizzare.

Tutti verbi che, ovviamente, sono sinonimi tra di loro.

Infatti un’opera è qualsiasi realizzazione dell’ingegno umano: la Monna Lisa è un’opera pittorica di Leonardo da Vinci, Hamlet è un’opera teatrale di Shakespeare, la Divina Commedia è un’opera letteraria di Dante, la cupola di Santa Maria del Fiore è un’opera architettonica di Filippo Brunelleschi.

Prendiamo ora in considerazione l’opera (o lirica) come forma musicale.

Quando e dove nasce l’Opera?

L’opera nasce in Italia e più precisamente a Firenze alla fine del XVI secolo.

Infatti, intorno al 1570 Giovanni Bardi – membro di una delle più antiche e prestigiose famiglie fiorentine – decide di creare nel suo palazzo un’accademia musicale chiamando i più importanti musicisti e compositori dell’epoca, come Iacopo Peri e Giulio Caccini.

La Camerata de’ Bardi – Il “recitar cantando”

L’obiettivo è quello di creare una piccola orchestra casalinga che si chiamerà Camerata de’ Bardi.

La Camerata de’ Bardi ha idee innovative, molto più avanzate rispetto alle convenzioni del tempo: vuole andare oltre al solito concerto e creare un nuovo tipo di spettacolo e di intrattenimento.

Lo scopo è quello di realizzare uno spettacolo più completo, o meglio una rappresentazione non solo recitata ma anche cantata.

Una rappresentazione dove si narra una storia, una vicenda, non attraverso la semplice recitazione, ma in forma cantata con l’accompagnamento di un’orchestra.

A quel tempo si credeva che nell’antica Grecia la tragedia venisse messa in scena non in forma recitata, ma cantata.

Perciò, si voleva ricreare questa immagine ideale del teatro antico attraverso le parole musicate e cantate.

Nacque così quello che all’epoca fu chiamato il “recitar cantando”.

Recitare con la canzone, recitare con la musica, significava realizzare qualcosa di completamente innovativo.

Si gettano così le basi per la nascita del melodramma come combinazione di musica, parola, azione scenica e gesto. In passato alcune teorie antropologiche un po’ troppo fantasiose ricollegavano al melodramma la tipica gestualità degli italiani.

La prima opera lirica della storia

L’interesse dei Medici

La famiglia Medici, da sempre interessata alla musica e alle novità, guarda alla Camerata de’ Bardi con grande interesse e nel 1589, in occasione del matrimonio tra Ferdinando de’ Medici e Cristina di Lorena, decide di chiamare la Camerata de’ Bardi a creare un’opera teatrale e musicale da rappresentare nel grande teatro privato situato dentro al palazzo degli Uffizi.

Nel XVI secolo la famiglia Medici possedeva infatti un grande teatro all’interno degli Uffizi.

Era un teatro simile a molti altri teatri cinquecenteschi dell’Italia dell’epoca, come il Teatro Farnese a Parma o il Teatro Olimpico a Vicenza.

I fiorentini amavano la musica e lo spettacolo: non a caso a Firenze nasce il primo teatro all’italiana della storia, cioè uno di quei teatri con quella forma a ferro di cavallo e gli ordini dei palchi sovrapposti uno sopra all’altro.

Il teatro della Pergola

Il tipico teatro d’opera, o teatro lirico, nasce proprio a Firenze: alla Pergola, situato a pochi passi dalla nostra scuola.

Infatti, dalle finestre di alcune delle nostre aule possiamo vedere questo antico teatro fiorentino.

Gli intermezzi della Pellegrina

Dunque nel 1589 la famiglia Medici commissiona alla Camerata de’ Bardi quella che è considerata la prima opera lirica della storia: Gli intermezzi della Pellegrina.

Le musiche sono scritte e composte dai compositori della Camerata De’ Bardi: Giulio Caccini, Iacopo Peri, Vincenzo Galilei (padre di Galileo).

I testi furono scritti da Ottavio Rinuccini, che può essere a buon diritto considerato il primo librettista della storia.

Infatti, Rinuccini scrisse testi per molte altre opere, soprattutto per Claudio Monteverdi.

Scenografia, costumi e regia

Per allestire un’opera non basta solo il testo e la musica: ci vogliono una grande scenografia, i costumi e un regista che metta tutto insieme.

A questo scopo fu chiamato Bernardo Buontalenti, che in quel momento era il più famoso artista fiorentino.

Era architetto, pittore e scultore, ma soprattutto era un grande scenografo.

Per la Pellegrina Buontalenti disegna dei costumi incredibilmente belli, ricchi, fastosi e una scenografia stupefacente.

I personaggi scendevano dall’alto su delle nuvole semoventi o emergevano dal palcoscenico come figure che apparivano dal niente.

In scena pioveva acqua vera, c’era fuoco, c’erano fiamme, c’erano tutti gli elementi naturali che convergevano.

Uno spettacolo memorabile

Lo spettacolo fu considerato emozionante, fantasmagorico e tutti ne rimasero profondamente impressionati.

Dopo tutto, non si trattava di un matrimonio qualsiasi: era il matrimonio di Ferdinando dei Medici – una delle famiglie più ricche e potenti d’Europa – con Cristina di Lorena, esponente di una delle più prestigiose famiglie dell’aristcrazia francese, tra l’altro nipote di Caterina de’ Medici che nel 1533 aveva sposato Enrico di Valois ed era quindi diventata regina di Francia.

Questo matrimonio serviva a rinsaldare i rapporti politici ed economici fra Francia e Granducato di Toscana.

Perciò, a partecipare a questo matrimonio furono invitate le più importanti famiglie dell’epoca, sia italiane che francesi.

L’Opera e la lingua Italiana

La diffusione dell’Opera in Europa

Naturalmente questi ospiti così illustri rimasero sconvolti dalla bellezza di questo spettacolo e vollero imitare i Medici.

Una volta ritornati nei propri stati, vollero anche loro mettere in scena spettacoli simili.

Così, pian piano l’opera cominciò a diffondersi in Italia e in tutta Europa.

L’opera cambierà molto nei secoli: si trasformerà, si evolverà, ma rimarrà sempre legata in qualche modo alle sue origini italiane.

Infatti, fino alla fine del XVIII secolo tutte le opere erano cantate in italiano, anche quelle composte in altri paesi europei, come ad esempio in Francia, in Germania e in Inghilterra.

L’opera come genere tipicamente italiano giustificava dunque l’uso della nostra lingua.

Per questo, in molte corti europee si conosceva l’italiano quasi esclusivamente per seguire l’opera, questa forma di intrattenimento così amato e popolare.

Le prime varianti e l’influenza Italiana

Solo nella seconda metà del XVIII secolo Mozart (che parlava anche italiano) comincia a scrivere le prime opere in tedesco.

Ciò nonostante il termine opera, inequivocabilmente italiano, entrerà e rimarrà nel vocabolario di molte lingue, così come tanti vocaboli della terminologia musicale: adagio, allegretto, piano, moderato, largo, staccato, crescendo, diminuendo e molti altri ancora.

Questo è certamente un giusto riconoscimento per l’importante contributo dato dall’Italia all’evoluzione della musica europea.

In realtà ci sono molti tipi differenti di opera: buffa, semiseria, seria, fino al dramma musicale.

L’Opera buffa

Tipici esempi di opera buffa, sviluppatasi nel XVIII secolo come forma di puro intrattenimento, sono La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi, Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa, ma anche alcuni celebri lavori di Mozart (con libretti scritti in italiano da Lorenzo Da Ponte) come ad esempio Le nozze di Figaro.

Il dramma musicale

Viceversa, il dramma musicale incontra una delle sue massime espressioni nell’Ottocento, specialmente attraverso i lavori di Giuseppe Verdi di ambientazione spesso storica e con significati simbolici che potevano essere anche interpretati in chiave politica dagli spettatori del tempo.

Ad esempio, nel Nabucodonosor (chiamato più informalmente Nabucco) il famoso coro del Va’ pensiero, intonato dagli Ebrei prigionieri a Babilonia, era considerato da molte persone attivamente impegnate  nelle lotte politiche del Risorgimento come il canto di libertà delle popolazioni italiane che in Lombardia e Veneto si trovavano sotto il dominio dell’Impero austro-ungarico degli Asburgo (Habsburg).

Il dramma musicale italiano influenzò anche compositori tedeschi come Richard Wagner che nelle sue opere (specialmente nella Tetralogia) realizzò le sue teorie sull’unità tra suono, parola e dramma.

Verdi, Rossini, Puccini e non solo

Compositori italiani come Giuseppe Verdi, Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini, Ruggero Leoncavallo, Pietro Mascagni, Giacomo Puccini sono universalmente conosciuti e le loro opere sono studiate e rappresentate in tutto il mondo.

La loro messa in scena è curata da registri teatrali di primo piano, a volte con soluzioni innovative che non sono sempre apprezzate dai tradizionalisti.

La tecnica vocale e la presenza scenica di molti interpreti ha raggiunto livelli impressionanti.

Molti di voi avranno sentito almeno nominare i titoli di opere come Aida, Il barbiere di Siviglia, Lucia di Lammermoor, Norma, Pagliacci, La cavalleria rusticana, Madama Buttefly.

L’Opera e l’Italiano oggi

Contrariamente a quanto si potrebbe credere, lo studio dell’opera è abbastanza diffuso anche tra le nuove generazioni.

Non a caso,  i nostri corsi di lingua Italiana sono frequentati anche da cantanti che desiderano perfezionare il loro italiano per completare i loro studi musicali.

Tra di loro spesso incontriamo anche giapponesi, coreani, cinesi e taiwanesi.

Firenze non è solo la culla del Rinascimento.

La nostra città ha dato tantissimo non solo all’arte e alla letteratura europee, ma anche alla musica e all’opera.


Scritto da Enzo Boddi (nella foto), insegnante di Italiano a Firenze, basato su un progetto video di Maurizio Faggi, insegnante di Italiano a Firenze.

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4 commenti su “Che cos’è l’Opera? Lo sapevi che nacque a Firenze (nel 1589)?

  1. Grazie mille per quest’articolo interessantissimo e istruttivo! Non sapevo tante cose dell’opera e sono adesso molto impressionata dalla sua nascità e dalla sua storia. Inoltre mi piace tanto la lingua e lo stile che usa Lei, Signor Boddi. Quindi ancora una volta: GRAZIE!

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